Prendiamo Posizione per i diritti umani nel quotidiano

Prendiamo Posizione per i diritti umani nel quotidiano

a cura di Fiorella Capasso,Fiodanice-Cultures en dialogue
Dicembre 2019

Questo mese celebriamo la nascita di Gesù a Betlemme: per la religione cristiana Dio si fa uomo e scende sulla terra per salvare l’Umanità.  Per noi  cristiani, questo periodo rappresenta la luce che guida nei tempi oscuri: il Natale è occasione di rinascita, un punto di rottura con il passato e un inizio nuovo (cfr. Mt 2,1-2).

La  Dichiarazione Universale dei Diritti umani  nasce anch’essa  nel dicembre – del 1948 – come inizio nuovo  per l’Umanità: in rottura con gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, la morte di oltre 50 milioni di persone e lo sterminio del popolo ebraico.  

Evoca la necessità universale di una trama di valori fatta di dignità, libertà, uguaglianza e fratellanza…che poi sono gli “ingredienti” della giustizia! La Dichiarazione rappresenta il culmine di quella che fu allora una presa di coscienza diffusa nelle opinioni pubbliche di tutti i paesi coinvolti nel conflitto mondiale, cioè il principio della pari dignità, fonte di pari diritti, di tutti gli esseri umani.

La Dichiarazione del ’48 si apre, infatti, così: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Il valore dei diritti umani si estende ben oltre la tradizione, occidentale e non, la loro tutela deve essere garantita a prescindere dal contesto in cui ci si trovi, che sia esso culturale, religioso o di qualunque altro tipo.

C’è un indomito spirito femminile dietro questa novità storica del diritto alla dignità, alla libertà, all’uguaglianza e alla fratellanza: quello di Eleanor Roosvelt, moglie del Presidente americano, definita come la “First Lady del mondo”.  Ci troviamo oggi alla soglia di un grande momento nell’esistenza delle Nazioni Unite e dell’Umanità. Questa dichiarazione potrebbe diventare la Magna Carta internazionale, per ogni uomo ed in ogni luogo”, auspicò Eleanor Roosvelt, in qualità di presidente e di membro con maggiore influenza della Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Fu una donna la forza motrice della creazione, nel 1948, di questa sorta di statuto universale delle libertà!

Per la prima volta nella storia dei diritti umani, all’uomo dovrà essere d‘ora in poi garantito “il diritto di avere dei diritti”, semplicemente in base alla sua appartenenza al genere umano, indipendentemente dall’essere cittadino di uno Stato. Purtroppo però la storia, anche contemporanea, ci conferma quotidianamente che il riconoscimento di un diritto non è garanzia della sua effettività, né della sua permanenza nel tempo. La lotta per i diritti umani, quella sì è per sempre!

Chi crede che i diritti della persona siano ragione e misura dell’impegno personale e delle istituzioni pubbliche, non può che restare aperto alle sfide dei segni dei tempi. La vita e la storia umana, nel nostro mondo complesso e denso di diversità, che sempre più spesso si scontrano, fanno emergere sempre nuovi bisogni che attendono di essere riconosciuti dalla società e dalle sue istituzioni.

Certo, se ci interroghiamo sull’universalità  del concetto di diritti umani nelle diverse culture, dobbiamo prendere atto che non si tratta di un concetto universale…e tuttavia c’è un’esigenza fondamentale che si percepisce  ovunque e in ogni tempo, “qualcosa è dovuto all’essere umano per il solo fatto che è un essere umano:  il riconoscimento di una dignità che egli rivendica  perché aspira consapevolmente a un futuro, e perché la  sua vita trova in questo un senso di cui è disposto a pagare il prezzo.[1]

Siamo così di fronte al problema fondamentale delle nostre società multiculturali: come sono possibili, insieme, giustizia, cioè il riconoscimento di ciò che a ciascun essere umano, come tale, universalmente e senza distinzioni, è dovuto, e pluralismo delle storie e delle vicende umane?  Non si tratta solo di esistenza, ma anche di apprezzamento e convivenza tra identità religiose e culturali diverse e contrastanti.

Quanto a noi, le Posizioni della Congregazione in materia di migrazioni, ecologia integrale, giustizia economica, contrasto alla tratta, tutela di donne, ragazze e bambini – assunte dalle Sfide del Piano Strategico della nostra Unità (Le posizioni della Congregazione)rappresentano una bussola preziosa dei nostri apostolati nel tempestoso mare dei diritti umani, in quest’epoca di globalizzazione dell’indifferenza.

Margarita Sikorskaia, pittrice russa contemporanea

Ma come “restare umani”, universalmente, e vivere nel quotidiano in sintonia con i valori della Dichiarazione del ’48?  Ci viene nuovamente incontro Eleanor Roosvelt: “Dove iniziano i diritti umani universali? In piccoli posti vicino casa, così vicini e così piccoli che essi non possono essere visti su nessuna mappa del mondo. Ma essi sono il mondo di ogni singola persona; il quartiere dove si vive, la scuola frequentata, la fabbrica, fattoria o ufficio dove si lavora. Questi sono i posti in cui ogni uomo, donna o bambino cercano uguale giustizia, uguali opportunità, uguali dignità senza discriminazioni. Se questi diritti non hanno significato lì, hanno poco significato da altre parti. In assenza di interventi organizzati di cittadini per sostenere chi è vicino alla loro casa, guarderemo invano al progresso nel mondo più vasto. Quindi noi crediamo che il destino dei diritti umani è nelle mani di tutti i cittadini in tutte le nostre comunità[2]”.

[1] Cfr. La raccolta di testi “Il diritto di essere uomo. Antologia mondiale delle libertà,  preparata nel 1968,  in occasione dei 20 anni della Dichiarazione,  sotto la direzione di Jeanne Hersch, filosofa tedesca (1910-2000),  su mandato dell’UNESCO.
[2] Dal  discorso di Eleanor Roosvelt alle Nazioni Unite “Nelle vostre mani: una guida per l’azione comunitaria nel decimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, 27 marzo 1958.