
Prendiamo posizione per una pace amata radicata nella riconciliazione
a cura di Fiorella Capasso,Fiodanice-Cultures en dialogue
Gennaio 2020
Il nuovo anno, nel primo giorno, del suo primo mese, dal 1968, si apre con una ricorrenza che richiama tutti a fare la pace: la Giornata mondiale istituita da Papa Paolo VI con lo scopo di dedicare il giorno di Capodanno alla riflessione ed alla preghiera per la pace.
Sul versante delle istituzioni laiche occorrerà attendere oltre dieci anni, il 1981, per l’istituzione della Giornata internazionale della pace, da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che invita a celebrare, un po’ riduttivamente, il 21 settembre di ogni anno come giornata del “cessate il fuoco”.
Non così l’ispirazione dell’invito del 1°gennaio: trovare o ritrovare un proprio modo di partecipazione all’anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi [1]. Così, infatti, Papa Giovanni XXIII, nel 1963, si esprimeva nella sua Pacem in terris, considerata una sorta di testamento spirituale lasciato alla Chiesa e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà a cui, per la prima volta una enciclica si rivolgeva, credenti e non credenti. Senza polemizzare né condannare, il “Papa buono” offriva un diverso punto di vista rispetto alla pace: partire dall’anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, piuttosto che dalla posizione classica della pace come assenza di guerra.
La Pacem in terris traccia una linea che va dalla pace da costruire nel cuore degli uomini ad un ripensamento del nostro modello di sviluppo e di azione a tutti i livelli: “Sulle materie politiche, economiche e sociali non è il dogma a indicare le soluzioni pratiche, ma piuttosto sono il dialogo, l’ascolto, la pazienza, il rispetto dell’altro, la sincerità e anche la disponibilità a rivedere la propria opinione. In fondo, l’appello alla pace di Papa Giovanni XXIII mirava a orientare il dibattito internazionale secondo queste virtù [2].
Più tardi, in piena guerra fredda, con l’Anno Santo 1975 dedicato al Rinnovamento e alla Riconciliazione, Paolo VI rafforzerà il primato dell’orientamento spirituale nella costruzione della pace: “Viviamo anche oggi una dolorosa e non unica vicenda di guerra. Siamo umiliati e impauriti. Possibile che sia questo un malanno inguaribile per l’umanità? Rispondiamo: no! Cristo nostra pace rende possibile l’impossibile… bisogna tendere ad una pace amata, libera, fraterna, fondata cioè sulla riconciliazione degli animi ”[3]
Questo sguardo alle origini della Giornata mondiale della pace 2020, assieme al messaggio di Papa Francesco che invita a vivere questa ricorrenza come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica [4], ci conforta e ci rende più consapevoli dell’attualità del carisma di giustizia e riconciliazione dei nostri Fondatori : “Desidero che la carità più tenera e la cordialità più intima siano la regola di tutti i vostri pensieri e delle vostre azioni”[5]. Quotidianamente, già nella Liturgia, siamo invitati a scambiarci un segno di pace e ogni giorno ci offre occasioni di fare la pace. Questa epoca complessa ci chiama a “rispondere con più urgenza al grido del nostro mondo ferito”[6]attraverso scelte controcorrente: “la pace si costruisce nel coro delle differenze. L’unità sempre si dà nelle differenze”[7].
Continuiamo ad alimentare, in noi e per le future generazioni, il sogno di un mondo riconciliato” [8]. La nostra missione di riconciliazione” (Costituzioni, 1)…esige la consapevolezza che noi stesse abbiamo bisogno di continua conversione. (Costituzioni, 4). Il coraggio e l’audacia di San Giovanni Eudes e Santa Maria Eufrasia, il loro zelo nel praticare la pace alla sequela di Gesù Cristo, attraversano il tempo e ci spingono a sfide (visita la pagina Le sfide del Piano Strategico) altrimenti impossibili…. facendoci “sognare cosi’, sfacciatamente, senza vergogna”, come ha esortato Papa Francesco conversando con giovani ed anziani. [9]
Come al tempo dei Fondatori, “fare pace” richiede di crescere nella capacità di riconoscimento e di riconciliazione con l’altro [10] per trasformare paure e ostilità in empatia e ospitalità, come condizione per abbracciare il mondo.[11]Oggi camminiamo in sintonia con la Dichiarazione di Posizioni dell’Ufficio Internazionale Giustizia e Pace della Congregazione (visita la pagina Le Posizioni della Congregazione), e mettiamo in circolo “strategie di giustizia e riconciliazione per il bene delle persone e per il Bene Comune…con mitezza, cura, tenerezza, dedizione, responsabilità appassionata”[12].
Auguriamoci una pace amata. Vincoliamoci, raccordiamoci tra di noi e fuori di noi, nel mondo. Insieme contrastiamo, con azioni sinergiche, l’attuale deriva umanitaria. Diamo continuità al carisma e sostenibilità alla missione. Incontriamoci, “siamo qui per questo. Stringiamoci la mano, sugli spalti di pace” dice il poeta[13].