Violenza sulle donne: la Convenzione di Istanbul rimarrà utopia?

Violenza sulle donne: la Convenzione di Istanbul rimarrà utopia?

A dieci anni dalla firma la convenzione di Istanbul
anche in Italia non ha ancora prodotto i risultati sperati.

“Poco conosciuta, poco applicata. Disattesa. Eppure così potente da far paura. Alla Turchia ad esempio, che ha deciso di tornare indietro sui diritti delle donne tanto da voler stracciare quel trattato”

(cfr.: Maria Novella De Luca, https://www.repubblica.it/argomenti/istanbul).

Grafico ISTAT – Omicidi volontari di donne in alcuni Paesi dell’Unione europea – Anno 2017
(valori per 100.000 donne)

La Convenzione di Istanbul, primo trattato internazionale contro la violenza sulle donne, compie 10 anni. Era stata firmata nel 2011 a Istanbul (ma la Turchia il 20 marzo scorso ha disconosciuto l’accordo) da 45 paesi, tra cui l’Italia, dove è stata ratificata nel 2013. Ottantuno articoli che affermano un principio semplice e rivoluzionario: la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani. È basata sul “genere” perché colpisce le donne in quando donne. È strutturale e non episodica, in quanto figlia di una cultura radicata di sopraffazione maschile.

Anche in Italia, dieci anni dopo, dobbiamo dire che buona parte della convenzione è ancora parziale: «Delle quattro P attraverso le quali si dovrebbero attuare i principi di Istanbul, prevenzione, protezione e sostegno delle vittime, perseguimento dei colpevoli e politiche integrate, l’unico vero passo in avanti fatto dal nostro paese è quello della “P” di punizione. Dalla ratifica in poi abbiamo infatti scritto e approvato una serie di leggi fondamentali dal decreto-femminicidio del 2013 al Codice Rosso» afferma con rammarico Valeria Valente, presidente della commissione d’inchiesta sul femminicidio del Senato.

«Protezione: abbiamo una buona rete di centri antiviolenza che lavorano però in condizioni drammatiche, i fondi arrivano con il contagocce, mai sicuri, sempre in affanno. Restano del tutto disattese le ultime due P: la prevenzione e le politiche integrate. Invece è con la cultura che si combattono gli stereotipi che portano alla violenza, nelle scuole, con la raccolta dei dati, la specializzazione di chi entra in contatto con le vittime: giustizia, forze dell’ordine, medici».

Dal video che le realtà di Quinto di Treviso e Malta hanno presentato alla Commissione sulla condizione delle donne dell’ONU – Forum online CSW 65 del 22 marzo 2021 – Scenari Europei sulla violenza di genere e domestica.