Ad un anno dalle terribili esplosioni al porto di Beirut, le sorelle libanesi testimoniano il dolore e la resurrezione del Libano

Ad un anno dalle terribili esplosioni al porto di Beirut, le sorelle libanesi testimoniano il dolore e la resurrezione del Libano

Tra povertà e rabbia si rafforza il sostegno delle suore del Buon Pastore alle persone travolte dall’esplosione e dalle conseguenze del disastroso incendio al porto di Beirut.

“Il Libano sta attraversando una crisi senza precedenti”

Dall’articolo di Suor Micheline Lattouf,
Provincia del Libano / Siria.

In mezzo alla tragedia e solidali con tutte le persone di buona volontà, non potremmo accendere una candela di speranza? Come possiamo essere testimoni di tanta sofferenza senza dare il nostro contributo e metterlo al servizio del popolo trucidato come pecore senza pastore? Come non ascoltare la voce di un Dio tenero e misericordioso che ci chiama a impegnarci con i nostri fratelli e sorelle per ridurre le loro sofferenze? È il cammino del Buon Pastore che ci guida e che ci indica la via da percorrere: “  Ho visto la miseria del mio popolo… conosco le sue sofferenze… avanti! Ti mando… ” (Esodo 3).

Dio si avvicina a noi e ci accompagna nel cammino dove ci manda. Ci precede e attraverso di noi si unisce al suo popolo. Pieni di speranze, abbiamo intrapreso molteplici progetti per essere solidali con le persone emarginate: aiuti umanitari, assistenza sanitaria, riqualificazione delle case distrutte dall’esplosione, assistenza medica, per non parlare di tutto il sostegno umano e psicologico attraverso le nostre visite con i laici che ci ha accompagnato.

Ecco una testimonianza di una giovane donna che ci ha accompagnato nel progetto:

“Sono stato un non credente fino al 4 agosto, quando tutto è cambiato per me. Ho iniziato a scendere per le strade di Beirut per aiutare a ripulire la città, ad accogliere le famiglie colpite nelle tende e poi a visitarle nel loro ambiente pieno di macerie. Cominciai a scoprire la gravità della miseria umana in cui si immergono le famiglie molto prima dell’esplosione. Mi sono reso conto che l’esplosione ha “spogliato” persone che erano degnamente nascoste nella loro miseria. Durante le visite mi sono reso conto della disperazione in cui le famiglie ci hanno accolto con occhi pieni di tristezza e amarezza. D’altra parte, in seguito alla nostra visita e all’interesse umano che abbiamo portato loro, qualcosa si è trasformato. Un barlume di vita cominciava a germogliare. Ho capito che quello che è più importante è ripristinare la fiducia della persona in se stessa e in Dio. Ho imparato a lasciar andare i miei pregiudizi ea guardare la persona nel suo profondo e non dall’esterno. Incontravo il Signore in ognuna delle persone visitate, ed è una grande grazia nella mia vita. Mi sento profondamente commosso, perché ho visto come ogni incontro fosse un incontro con Dio, l’ho toccato. Mi dà una grande gioia interiore, speranza”.