Giornata Mondiale dei popoli indigeni

Giornata Mondiale dei popoli indigeni

I loro diritti continuano ad essere calpestati

In un mondo sempre più globalizzato nel quale alimenti, prodotti e perfino idee tendono ad essere conformati, la diversità è troppe volte vista come un ostacolo, un’incongruenza da appianare.

I popoli indigeni sono unici per l’eredità e la pratica di culture e modi di relazionarsi a genti e ad ambienti. Essi hanno mantenuto caratteristiche sociali, culturali, economiche e politiche che sono distinte da quelle delle società dominanti in cui vivono.

Nonostante le loro differenze culturali, condividono problemi comuni legati alla tutela dei loro diritti come popoli distinti. Hanno cercato per anni il riconoscimento delle loro identità, del loro modo di vivere e del loro diritto sulle terre d’origine e sulle loro risorse naturali, ma in tutta la storia i loro diritti sono sempre stati violati.

Oggi i popoli indigeni sono probabilmente tra i gruppi più svantaggiati e vulnerabili del mondo. La comunità internazionale riconosce che sono necessarie misure speciali per proteggerne i diritti e mantenerne intatti culture e costumi.

I POPOLI INDIGENI COMPRENDONO E GESTISCONO IL LORO AMBIENTE MEGLIO DI CHIUNQUE ALTRO:

  • Sono esperti dei comportamenti animali
    I Baka dell’Africa centrale usano più di 15 parole diverse per dire “elefante” a seconda dell’età, del sesso e del carattere dell’animale. Credono che i loro antenati camminino nella foresta insieme agli animali.
  • Sono dei fuori classe della botanica
    Quotidianamente, gli Yanomami usano circa 500 diverse specie di piante. Sanno quali usare per costruire case o per fabbricare utensili e frecce; sanno quali sono le più adatte come combustibile, per ancorare e legare, per intrecciare ceste o amache; ne usano alcune specificamente per colorare e dipingersi il corpo, o come veleni, medicine, profumo, allucinogeni… e molto altro!
Donne e bambini yanomami riposano in un orto nella foresta, Brasile. Nei loro orti, gli Yanomami coltivano circa 60 piante, che costituiscono circa l’80% delle loro fonti di cibo.© Fiona Watson/Survival
  • Gestiscono le loro risorse in modo sostenibile
    Gli Jumma del Bangladesh praticano la “coltivazione a rotazione” per permettere alla terra di rigenerarsi: coltivano il cibo in piccole porzioni del loro territorio per poi spostarsi in un’altra area. Mettono un insieme di semi differenti in ogni buca per garantirsi raccolti diversi nelle diverse stagioni.
  • Sanno “leggere” accuratamente il loro ambiente
    La comprensione profonda del loro ambiente e la capacità di interpretare i fenomeni naturali hanno salvato i popoli delle Isole Andamane dal devastante tsunami del 2004. Vedendo le acque del mare ritirarsi, capirono cosa stava per succedere e si rifugiarono su un’altura.
  • Sono gli occhi e le orecchie della foresta
    “Sappiamo quando ci sono bracconieri nella foresta e dove si trovano, ma nessuno ci ascolta” ci ha riferito un uomo Baka. Anche se i popoli indigeni conoscono il loro ambiente meglio di chiunque altro, il modello di conservazione dominante li esclude.
Bambini Baka nella foresta, Repubblica del Congo.© Survival
  • Considerano la conservazione una responsabilità personale
    Diversamente da noi, gli Arhuaco della Sierra Nevada colombiana si sentono profondamente responsabili per il benessere del pianeta e considerano compito loro mantenere Madre Terra in armonia. Ritengono che siccità e carestie siano conseguenze del fallimento umano nel mantenere il mondo in equilibrio.
  • La connessione con la loro terra è parte della loro identità
    Le rocce delle colline di Niyamgiri, in India, assorbono la pioggia dei monsoni alimentando più di 100 fiumi e ruscelli perenni, incluso il fiume Vamshadhara. I Dongria Kondh, che abitano questo terreno rigoglioso, si autodefiniscono “Jharnia”, ovvero “protettori dei torrenti”.
  • Considerano gli animali loro parenti
    Quando raccolgono il miele tra i rami più alti degli alberi, i Soliga sono soliti lasciarne un po’ per terra, a disposizione delle tigri che considerano parte della famiglia. Lo fanno “perché le tigri non possono arrampicarsi sugli alberi e raccogliere il miele da sole!”.
Bambini Orang Rimba imparano nella Sokola Rimba, la scuola della giungla, Indonesia.
© Aulia Erlangga
  • La cura della natura occupa un posto centrale nella loro cultura e nei loro stili di vita
    Quando nasce un bambino, gli Orang Rimba dell’Indonesia piantano il suo cordone ombelicale sotto un albero Sentubung. Il bambino mantiene un legame sacro con quell’albero per tutta la vita; per gli Orang Rimba, tagliare un “albero della nascita” equivale a commettere un omicidio. 
  • Garantire i diritti territoriali dei popoli indigeni protegge gli ecosistemi delle foreste
    Le prove dimostrano che proteggere i territori delle tribù incontattate è il miglior modo per difendere l’Amazzonia dalla deforestazione. Nella foresta pluviale vivono, infatti, circa 100 tribù incontattate. In quanto cacciatori raccoglitori, vivono in simbiosi con il loro ambiente e hanno vaste conoscenze botaniche e zoologiche.

L’80% della biodiversità terrestre si trova nei territori indigeni e, quando i loro diritti territoriali sono garantiti, i popoli indigeni ottengono risultati di conservazione pari se non migliori dei programmi convenzionali e a un costo molto inferiore.

I popoli indigeni sono i migliori “conservazionisti”,
custodi della Terra,
antesignani dell’ecologia integrale