Giornata internazionale del Mediterraneo

Giornata internazionale del Mediterraneo

Il mare più sfruttato del mondo pieno di scarti
del consumismo e di un’umanità scartata

Da molti anni il Mare Nostrum viene tristemente nominato, per tutti coloro che in quel mare hanno perso la vita. Donne, uomini e bambini che hanno tentato di attraversarlo, in fuga dalla guerra o dalla fame e ne sono stati inghiottiti. Lo ricordiamo anche per  i ripetuti, fallimentari tentativi, di dare una risposta europea alla crisi dei migranti e alla sconfitta del tema dei diritti umani, di  cui  si sta perdendo traccia, oltre che in mare, nel dibattito pubblico e politico perché oggi la guerra in Ucraina è in primo piano.

Questa giornata ci offre un’’occasione per aumentare la nostra consapevolezza sul suo stato di salute e sui pericoli che lo minacciano: attualmente le specie più importanti a livello commerciale nel Mar Mediterraneo, sono sfruttate 10 volte di più rispetto a quanto consigliato dagli scienziati.

Il Mare Nostrum resta uno dei luoghi più minacciati dell’intero pianeta, soprattutto per  la presenza di migliaia di rifiuti che vi si stabilizzano ogni anno, mettendo la biodiversità. L’Italia è tra i primi tre Paesi a riempire di plastica il Mediterraneo, con 34mila tonnellate di rifiuti ogni anno, assieme a Egitto e Turchia. Le previsioni sono catastrofiche:la quantità di plastica nel Mediterraneo è destinata a crescere del 4% ogni anno. (fonte: tfnews.it).

Foto: economiacircolare.com

La plastica  resta la minaccia più potente, per tutte le acque, non solo del Mediterraneo.  Il World Economic Forum, nei dati presentati nell’ambito del progetto Global Plastic Action Partnership del 2021, prevede che nel 2050 il peso della plastica negli oceani supererà il peso complessivo degli animali!!!! Ce lo conferma Giovanni Soldini, il più grande velista italiano e uno dei migliori nel mondo, specialista delle traversate impossibili che ha fatto due volte il giro del mondo in solitario:

“Abbiamo visto tanta plastica, troppa, a volte intere isole,
la usiamo soltanto da cinquant’anni
e ha già invaso tutti gli oceani, che tristezza.”

Foto: francebleu.fr,economie-social

Cosa fare? Come contrastare l’inquinamento da plastica che affligge i nostri mari? In Italia e nel mondo si moltiplicano invenzioni e iniziative lodevoli, ma non sufficienti a salvare i mari.

E’ NECESSARIO TRASFORMARE RADICALMENTE I NOSTRI STILI DI VITA

Il miglior “rifiuto” è quello che non si produce, e dunque l’economia circolare va praticata sin dalla prevenzione e dalla progettazione. Meno manufatti in plastica circolano, è proprio il caso di dirlo, meno possibilità ci sono che questi diventino rifiuti. (link www.economiacircolare.com)

Le  risposte alle grandi sfide del Mediterraneo – e non solo – cominciano da un cambiamento nei modelli di produzione e consumo per arrivare a uno sviluppo sostenibile, che protegga la biodiversità e promuova un’economia circolare. Proprio come sostiene da anni Papa Francesco con l’enciclica sulla cura della casa comune Laudato Sì.