Spiritualità San Giovanni Eudes

APOSTOLO DELLA MISERICORDIA

San Giovanni Eudes

L’origine della sua avventura spirituale risiede nella fede in un amore creatore che ci precede. Frutto dell’amore eterno di Dio, l’uomo è creato ad immagine divina: immagine vivente chiamata a prender parte ai grandi disegni del Creatore.

Dio non ha creato il mondo una sola volta, ma infinite volte…
in ogni momento lo sostiene e sempre lo conserva”

L’amore ha tratto l’uomo dal niente, la Misericordia trarrà il peccatore dalla sua miseria. E i progetti di Dio saranno restaurati magnificamente con la venuta di Gesù, che sarà fedele all’amore del Padre e portatore di salvezza per tutti.

GESÙ CONCILIATORE

Permette all’uomo di ritornare in grazia col Padre ed è egli stesso un dono di Dio agli uomini: tutto ciò che egli apporta è la sua eredità personale. Il dono che egli fa della sua vita testimonia che è tutto consacrato a suo Padre e nello stesso tempo il Padre accetta di donarci il Figlio. (cfr. Vivere la spiritualità eudista, di Edouard Boudrault).

Gesù ha portato nel suo Cuore tutte le nostre miserie, è l’espressione umana e divina della misericordia di Dio, è l’incarnazione della misericordia di Dio.

Aiutare gli altri ad incontrare la divina misericordia di Dio, per San Giovanni Eudes significa lavorare alla salvezza delle anime: da qui lo scopo del suo percorso umano e spirituale.

Misericordioso è colui che porta nel suo cuore le miserie dei miserabili”.

SIAMO I MISSIONARI DELLA MISERICORDIA!”

Cristo Buon Pastore Cappella della comunità di Genova

Questa esclamazione scritta da Giovanni Eudes ai suoi confratelli nel 1653, suona come promessa e come frutto di un’esperienza consolidatasi nel tempo: accogliere nella propria esistenza il dono gratuito della misericordia di Dio. (cfr. San Giovanni Eudes operaio della nuova evangelizzazione nel secolo XVII di Luc Crepy e Marie-Françoise Le Brizaut, 2018).

La preoccupazione principale di Giovanni Eudes, in linea con Padre Pierre de Bérulle, sua guida spirituale, e con la corrente che scaturì dal suo impulso – la Scuola francese di spiritualità o Scuola berulliana- fu di trovare il modo migliore di parlare della relazione tra Dio e l’uomo.

La Scuola francese scelse intenzionalmente il cammino dell’interiorità e della comunione di vita con Gesù Cristo. Il giovane Giovanni condivideva lo stesso desiderio di introdurre le donne e gli uomini del suo tempo alla santità. Fece inoltre propria la convinzione del de Bérulle secondo cui il Vangelo deve intrecciarsi alla trama quotidiana dell’esistenza: ogni istante della vita, ogni pensiero deve essere riferito a Cristo. L’opera delle opere è formare Gesù in noi.

“Un cristiano è un membro di Gesù Cristo: ‘Non sapete che i vostri corpi sono le membra di Cristo? ‘ (1Co 6,15)”

cfr. Le Baptème, Saint Jean Eudes, 1991.

FORMARE IL CRISTO IN NOI

Formare il Cristo in noi” è l’opera a cui tutti siamo chiamati a collaborare: lasciarci plasmare da lui. Mediante la potenza dello Spirito, il Padre ci genera alla vita in Cristo e fa di noi i suoi figli. L’evangelizzazione è questa vita in Cristo comunicata al mondo, cioè impegnata a formare Cristo nelle anime dei battezzati (cfr. Gal 4,19).

Gesù deve vivere in voi in modo tale che possiate dirvi con l’Apostolo: “È il Cristo che vive in me (Gal2, 20). Egli vuole che tutto ciò che è in lui viva in voi, che la sua anima viva nella vostra anima, il suo Cuore nel vostro cuore, il suo Spirito nel vostro spirito, che infine tutte le sue facoltà vivano e regnino nelle facoltà della vostra anima e del vostro corpo”(Oeuvres Complètes, VI, 107).

IL CULTO LITURGICO DEL CUORE DI GESÙ

La centralità della relazione personale con Gesù Cristo e l’accoglienza del suo amore senza limiti per ogni persona, costituiscono il fulcro di tutta la spiritualità di San Giovanni Eudes. Egli apre, attraverso la forte immagine del Cuore, un cammino spirituale per ogni battezzato che, alla sequela di Maria, è chiamato a formare Gesù in sé stesso.

Dapprima parla del Cuore di Maria, poi la sua visione si arricchisce e si unifica intorno al Cuore di Gesù Cristo. E’ il primo a comporre un ufficio e una Messa in onore del Cuore Immacolato di Maria e del Sacro Cuore di Gesù, celebrandone le feste all’interno della sua congregazione. Queste attività gli procurano forti e violente opposizioni da parte dei Giansenisti. Mentre l’eresia giansenista allontana le persone dalla Confessione e dall’Eucaristia, presentando un dio arcigno e poco incline a perdonare il penitente, Giovanni Eudes esorta le anime a rivolgersi con fiducia all’infinita misericordia di Dio, rivelata pienamente nel Figlio.

AVE COR

Ave, Cuore Santissimo.

Ti salutiamo, Cuore di Gesù e di Maria.

Ti adoriamo, Cuore mite, Cuore umile, Cuore puro.

Ti lodiamo, Cuore sacerdotale, Cuore sapiente, Cuore paziente.

Ti glorifichiamo, Cuore obbediente, Cuore vigilante, Cuore fedele.

Ti offriamo il nostro cuore, te lo doniamo, te lo consacriamo.

Ricevilo, possiedilo interamente.

Purificalo, illuminalo, santificalo.

Vivi e regna in noi, adesso e per sempre. Amen!

Con San Giovanni Eudes siamo in presenza di un’esperienza spirituale centrata sull’incontro personale con Dio, concretamente tradotta nelle sue opere –come missionario – nelle sue fondazioni – come iniziatore di tre gruppi apostolici – e come scrittore – nei suoi libri – che gli otterranno, nel 1925, da parte di Papa Pio XI, il titolo di “padre, dottore e apostolo del culto liturgico dei Cuori di Gesù e Maria”.

Il culto al Cuore Sacratissimo di Gesù non è in sostanza che il culto dell’amore che Dio ha per noi in Gesù, ed è insieme la pratica del nostro amore verso Dio e verso gli uomini. In altre parole, tale culto si propone come oggetto di adorazione, di azione di grazie e di imitazione; ed inoltre considera la perfezione del nostro amore per Dio e per il prossimo, come la meta da raggiungere mediante la pratica sempre più generosa del comandamento nuovo, lasciato dal Divino Maestro degli Apostoli quasi in sacra eredità, allorché disse loro: ‘Io vi do il comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi…Ecco il mio comandamento: amatevi scambievolmente, come io ho amato voi’.” (Pio XII, Hauretis Aquas, Enciclica sulla Devozione al Sacro Cuore di Gesù, parte IV, 1956).

G. Francisi, S.Giovanni Eudes consacra le sue famiglie religiose ai Sacri Cuori, 1909, Charlesbourg (Quebec)

Per la sua dottrina sui Sacri Cuori, espressa in opere come La vita e il regno di Gesù e La devozione al santissimo Cuore della beata vergine Maria, i Padri Eudisti e le Suore di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore, con l’appoggio di diverse conferenze episcopali, hanno recentemente proposto la sua proclamazione a dottore della Chiesa.

LA PREGHIERA EUDISTA

Uomo di preghiera, Giovanni Eudes aveva a cuore di consentire a tutti di entrare in una pratica spirituale semplice e accessibile. Lungo il corso della sua vita compose, sia per i fratelli e le sorelle delle sue fondazioni, sia per tutti i cristiani, numerose preghiere adatte a tutti i momenti della giornata, ai grandi accadimenti della vita, alle feste più importanti della Chiesa.

Una delle preghiere più caratteristiche della sua spiritualità è “la preghiera del mattino”, tipica dell’orazione eudista, creata per un tempo di preghiera comunitaria breve e intenso. L’interesse di questa preghiera risiede nella struttura che Giovanni Eudes decise di conferirle, un movimento che si dispiega nei quattro tempi:adoriamo, ringraziamo, domandiamo perdono, doniamoci” in cui provare a strutturare la relazione con Dio e tra gli uomini. Infatti la preghiera rinsalda i legami di comunione con Dio e tra di noi; è un incarico e una grazia che ci accomunano e ci rende uniti per la Missione.

Adoriamo

La preghiera esordisce sempre con un tempo di adorazione. Si tratta di prendere coscienza del mistero abbagliante di Dio e portare a compimento quello che Gesù ha vissuto sulla terra. La nostra preghiera è partecipazione alla preghiera del Figlio. Per Lui, in Lui e con Lui, noi adoriamo il Padre in spirito e verità (Gv 4, 22-24).

Ringraziamo

L’adorazione libera in noi, in un secondo tempo, tutte le capacità di gratitudine. Adorare, stupirsi vuol dire ringraziare: questa attitudine fondamentale pervade la vita stessa di San Giovanni Eudes. A poco a poco si spoglia di sé stesso, attraverso faticose prove che non lo induriscono né lo fanno cadere nel risentimento o nel rancore, ma lo aprono a cammini che liberano delle capacità di rendere grazie che neppure lui stesso sospettava di avere.

Paul Klee, Ha testa, mano, piede e cuore, 1930

Domandiamo perdono

I primi due tempi della preghiera eudista sono segnati da un decentramento da noi stessi: anzitutto adorare Dio, poi ringraziarlo. Nel terzo tempo, introdotto dal movimento dei due precedenti, ci è possibile fare ritorno in noi stessi e qui fare la verità. Osare chiedere perdono non ci schiaccia, ma al contrario ci libera e ci chiama a vivere una responsabilità nuova. Siamo tutti peccatori, e la nostra preghiera non è vera in Lui se non a condizione di essere in stato di conversione permanente.

Doniamoci

La conversione, l’accoglienza del perdono già offerto provocano in noi un nuovo slancio: ci mettono in marcia e ci consentono di rispondere alla nostra vocazione battesimale nel mondo; di donarci nuovamente al servizio degli altri, nell’abbandono allo Spirito e nella disponibilità più radicale, vale a dire il cammino verso la santità.

La preghiera vissuta da Giovanni Eudes è dunque appello allo Spirito, cioè una sorta di piccola “epiclesi”: preghiamo il Padre di inviare in noi lo Spirito di Gesù affinché possiamo dare continuità e portare a compimento “gli stati e i misteri di Gesù” e affinché possiamo seguitare a “formare” Gesù in noi. Vi è appello alla responsabilità, alla libertà, alla crescita, alla pienezza della nostra vita…che sono frutti dell’accoglienza e del lavoro dello Spirito Santo in noi. (cfr. San Giovanni Eudes operaio della evangelizzazione nel XVII secolo, Luc Crepy e Marie-Françoise Le Brizaut, 2018).

UN’ESISTENZA IN EPOCA DI RINNOVAMENTO

Giovanni Eudes (Caen, 1601-1680) nasce da una famiglia di contadini della Normandia, qualche mese dopo la nascita del futuro re Luigi XIII, detto il Giusto: si usciva dal periodo cupo dei trent’anni di guerre civili tra cattolici e protestanti che avevano completamente rovinato una Chiesa già minata da molte miserie. Attraversa il Grand Siècle, secolo tumultuoso e avvincente, di scontri in seno alla cristianità, di investigazione intellettuale, di ricerca mistica di rinnovamento ecclesiale. Tempo di riforme pastorali, di rinnovamento degli ordini monastici, delle creazioni di nuove congregazioni e dell’insediamento del Carmelo in Francia, il XVII secolo fu l’epoca in cui si andava delineando una nuova rappresentazione del mondo, con l’avvento delle scienze moderne e della rivoluzione copernicana.

Ma già la generazione che precede la sua aveva iniziato a lavorare per riformare la Chiesa e la vita cristiana: la “nuova evangelizzazione” in linea col Concilio di Trento (1545-1563). Tra i più noti:

 

Francesco Di Sales

San Francesco di Sales nato nel 1567 (originario della Savoia) Vescovo di Ginevra e Dottore della Chiesa, brillante scrittore e maestro di spiritualità riuscì a far ritornare in comunione con la Chiesa molti calvinisti della regione del Chablais. Per incontrare coloro che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in uno stile agile ed efficace. Per questo Pio XI, nel 1923, lo proclama patrono dei giornalisti;

Cardinal Pierre de Bérulle

 

Pierre de Bérulle nato nel 1575, contribuì alla corrente mistica del diciassettesimo secolo relativa alla visione rinnovata e appassionata sull’Incarnazione che consente all’uomo di accedere al Dio nascosto;

 

San Vincenzo de Paoli

San Vincenzo de’ Paoli nato nel 1581, fondatore e ispiratore di numerose Congregazioni maschili e femminili tra cui le Figlie della carità, originario della Guascogna, chiamato il Tommaso d’Aquino della carità. Come S. Tommaso diede al mondo cristiano il capolavoro della teologia con la sua Somma, così S. Vincenzo de’ Paoli con le sue istituzioni, diede agli uomini il capolavoro della carità. Seppe raccogliere nell’anima sua tutto ciò che la generosità cattolica, nel volgere delle età, aveva trovato per sollevare il dolore e la povertà.

 

Statuetta della Vergine che allatta appartenuta a San Giovanni Eudes

Giovanni Eudes cresce in un clima propizio a sfide appassionanti spirituali e sociali. Fin dalla sua nascita i genitori lo consacrano a Maria, successivamente, adolescente, le si consacra personalmente ricevendone grandi grazie, tanto che a ventisette anni, nel 1668, fa un “contratto di alleanza” con Nostra Signora, scritto di suo pugno e col quale volle essere sepolto. Sulla sua scrivania c’era sempre la statua della Madonna mentre allatta Gesù, a lei raccontava tutti i suoi viaggi, progetti e missioni.

 

Nel corso della sua infanzia, relativamente tranquilla e semplice nell’ambiente rurale, ci fu un accadimento che lo segnò profondamente e che menzionerà più tardi nel suo diario (Le Mémorial des bienfaits de Dieu, Memoriale dei doni di Dio): la sua prima comunione, nel giorno di Pentecoste. “Ho cominciato a conoscere Dio” e con slancio decise di consacrarsi tutto, nell’anima e nel corpo.

Educato dai Gesuiti – che con i loro Collegi fungono da vettori al grande rinnovamento che si andava disegnando – a vent’anni decide di diventare prete. C’erano molti preti all’epoca: era una condizione invidiabile in cui molte famiglie cecavano di collocare i propri figli, ma pochi la vivevano come una missione spirituale, anzi, spesso era tutto il contrario! Giovanni Eudes ne è consapevole ed aspira a ben altro. Avrebbe potuto diventare gesuita, invece entra in una comunità appena aperta a Caen: si trattava dell’Oratorio di Gesù, fondato qualche anno prima a Parigi (1611) proprio da Pierre de Bérulle. Non era una casa religiosa, ma una comunità di preti che, semplicemente in quanto preti, vivevano insieme e si consacravano totalmente al servizio del Vangelo. Nell’Oratorio, Giovanni Eudes trovò una fraternità sacerdotale nel pieno dinamismo e nel fervore dei suoi inizi; non vi si professava alcun voto religioso: erano gli impegni assunti con l’ordinazione presbiterale e la vita di comunità a tracciare la via di perfezione. L’Oratorio di Gesù appariva come una comunità estremamente vivace, in cui la ricerca teologica – basata su una solida formazione sulle Sacre Scritture e sui Padri della Chiesa- attirava giovani di grande qualità. Entusiasti all’idea di partecipare al rinnovamento della Chiesa, erano disposti a spendersi per mettere in luce il tesoro centrale della fede, il mistero del “Verbo fatto carne”, “Gesù il vero sole e il vero centro del mondo”, attorno al quale tutto gravita come sosteneva Bérulle, che lo ordina prete, a Parigi, il 20 dicembre 1625.

Due anni dopo l’ordinazione vola a soccorrere gli appestati della sua diocesi di origine: “Dal 1627 al 1638 un terribile flagello semina la morte e la desolazione in tutta la regione di Seez. Avvertito da suo padre, Giovanni Eudes decide di venire in aiuto delle sfortunate vittime” (D. Boulay, I, 143).

Scene di vita di San Giovanni Eudes

Vive in una botte per non contagiare i confratelli che gli predicevano “la morte a breve tempo e in quale abbandono”. Ma Giovanni non teme la peste, solo le vittime sono oggetto delle sue preoccupazioni (cfr. Vivere la spiritualità con S.Giovanni Eudes, di Edouard Boudreault). Ripeterà più volte questa eroica esperienza di assistenza agli appestati.

A partire dal 1632 consacra tutta la sua attività alle missioni predicate dagli Oratoriani: per parecchie settimane alcuni preti di un istituto, collegati con il clero locale, soggiornano nelle parrocchie e si adoperano per rinnovare la vita cristiana. Una missione dura circa un mese e mezzo. Le due principali attività quotidiane sono la predicazione del mattino e il catechismo di inizio pomeriggio. Le catechesi tengono conto delle differenti età e stati di vita. L’occupazione più faticosa, nel corso della missione, consiste nel confessare senza sosta. Accade spesso che Giovanni accoglie in confessionale delle donne che vivono un’esistenza problematica; donne in situazioni irregolari, abbandonate, vittime di violenza, prostitute, che trovano in lui un’accoglienza benevola e misericordiosa. Per loro, dopo varie vicende, apre insieme ad alcuni laici e laiche suoi collaboratori, il primo Rifugio a Caen nel 1641, in una modesta casa presa in affitto. Questa è la prima pietra di quella che successivamente sarà la fondazione dell’Istituto di Nostra Signora della Carità, approvata dal Vescovo dieci anni dopo e da Roma nel 1666.

Nel corso della sua esistenza, dal 1632 al 1676, Giovanni Eudes, partecipa a 117 missioni: ha così modo di constatare la mancanza di formazione spirituale dei battezzati ma soprattutto dei sacerdoti. Accompagna spiritualmente, con rigore e dolcezza, numerosi laici di cui alcuni investiti di importanti responsabilità. È solito estendere ai laici l’invito a condividere con lui il lavoro nelle missioni e a vivere pienamente la dimensione del loro battesimo al servizio dell’evangelizzazione e dei più poveri.

A partire dal 1641, durante le missioni, prende l’abitudine di riunire in modo particolare i sacerdoti. Giovanni percepisce chiaramente che il frutto delle missioni non si consolida se sul campo dei preti ben formati non garantiscono la continuità pastorale all’opera iniziata dai missionari. Infatti per avere dei cristiani formati in maniera più adeguata e consapevole della grazia battesimale ricevuta, occorrono dei preti più istruiti e più capaci nell’adempiere i compiti pastorali. Questa doppia prospettiva porta Giovanni Eudes a valutare la possibilità di aprire dei seminari, ma poiché questo progetto non trova riscontro né echi positivi tra gli Oratoriani, matura progressivamente in lui la decisione di fondare una nuova congregazione, i cui membri sono destinati all’attività delle missioni e all’attività dei seminari.
Il colpo di genio e di audacia consiste in questo: i formatori devono essere contemporaneamente missionari e viceversa. Giovanni lascia gli Oratoriani e fonda la Congregazione di Gesù e Maria, il cui atto di nascita coincide con la creazione del seminario di Caen il 25 marzo del 1643.

Nel 1673, a seguito di calunnie, viene bandito da Luigi XIV dalla corte di Parigi e di colpo l’esistenza della sua Congregazione viene minacciata. Egli accetta pazientemente questa umiliazione, difendendo con coraggio la sua innocenza. Sei anni dopo, con l’appoggio di amici a lui vicini, ritrova la fiducia del re, un anno prima della sua morte.