Giornata Mondiale della NONVIOLENZA

Giornata Mondiale della NONVIOLENZA

Come Gandhi scegliamo il dialogo
e l’“ecologia del cambiamento” per la risoluzione dei conflitti

Sono già quindici anni che il 2 ottobre commemoriamo Gandhi e la sua grande eredità politico-filosofica, il satyagraha, secondo cui la forza della verità sta nella non violenza.  Mai come, coi venti di guerra che attraversano anche l’Europa, ci è necessario guardare al leader indiano e al suo radicale rifiuto della lotta armata. Per Gandhi sono le azioni a contare, bisogna sempre agire per dare il buon esempio: «Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo».

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Nonostante la sua straordinaria notorietà, le sue effettive strategie per promuovere il cambiamento sociale in India, attraverso più livelli di trasformazioni radicali, da noi sono molto meno conosciute:

  • alcuni lo considerano un personaggio spirituale, che ha esercitato la sua guida solo tramite la persuasione morale;
  • altri hanno sentito parlare dei più famosi atti di disubbidienza civile portati avanti da lui e dai suoi seguaci per contrastare l’imperialismo britannico;
  • altri ancora lo ritraggono come un personaggio politico, seduto al tavolo dei negoziati di fronte a funzionari dell’impero britannico.
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“Il metodo gandhiano per portare avanti la trasformazione sociale era più interessante di quanto uno qualsiasi di questi aspetti possa suggerire. Ciò che lo rende una figura così unica nella storia dei movimenti sociali è la sua capacità di mettere insieme diversi tipi di organizzazione. Gandhi era in grado di coltivare ciò che può essere chiamata una sana “ecologia del cambiamento”, in cui gruppi con diverse teorie e prassi per il cambiamento della società potevano espandere le capacità del movimento nel suo insieme.” (fonte: https://serenoregis.org/2017/04/21)

È raro che questi tre differenti metodi – protesta di massa, organizzazione di strutture e creazione di alternative – collaborino al servizio di un movimento sociale unificato. Gandhi funse da ponte fra questi tre diversi orientamenti e fornì un modello eccezionale di quanto beneficio possano trarre i movimenti quando diverse strategie operano insieme: tutto è connesso!

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In particolare, Gandhi riuscì di intrecciare tre filoni di attività:

  1. mobilitazioni su larga scala, che impiegavano l’azione nonviolenta diretta (ciò che Gandhi chiamava satyagraha);
  2. sforzi per costruire una struttura organizzativa duratura che potesse influenzare le istituzioni dominanti;
  3. la creazione di alternative al di fuori della tradizione (come gli ashram gandhiani e il “programma costruttivo”).
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URGE IL CORAGGIO DI UN AGIRE NONVIOLENTO

La guerra in quanto tale è un crimine contro l’umanità
COMMEMORIAMO GANDHI CON AZIONI NONVIOLENTE:
promuovere nei luoghi del conflitto azioni di interposizione internazionale non armata e nonviolenta
(sollecitando ovviamente anche l’intervento dell’Onu a tal fine);
 favorire il dialogo tra le parti in conflitto
(ogni guerra deve pur concludersi con un negoziato, e prima si negozia prima cessano le stragi),
sostituire le parole alle armi, il riconoscimento di ciascuno alla violenza,
il ragionevole compromesso alle barbare uccisioni.
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“La nonviolenza è il varco attuale della storia”
Aldo Capitini, il Gandhi italiano