Chiamate alle azioni per far fiorire la vita/3

Chiamate alle azioni per far fiorire la vita/3

Chiamate alle azioni per far fiorire la vita/3
A cura della Redazione

Nei prossimi giorni verranno a maturazione le speranze e le fatiche di due intensi cammini percorsi negli ultimi anni e che a breve, con la nascita della nuova Regione Europa Sud, convergeranno più direttamente[1]: l’uno realizzato assieme alle sorelle e ai partners nella missione di Portogallo e Spagna; l’altro, ancora più corale, con la Congregazione che ci ha accompagnate all’evoluzione verso il nuovo modello di governance[2].

Viviamo un tempo del “lasciar andare e lasciar venire”, per questo il nascente Comitato Nuove Direzioni indirizza a “viaggi” che comprendano “componenti strutturali e spirituali[3], al servizio di un’umanità smarrita che ha bisogno di un supplemento d’anima perché la stessa diventi più umana”[4].

Questi “viaggi” ci invitano a percorrere la strada “meno battuta”[5], quella della dell’integrazione, cioè della tessitura, tra strutture di governo e crescita in umanità, tra organizzazione e comunione, attraverso nuovi livelli di impegno da parte di tutti i partners in missione per realizzare la missione nella regione[6] …confidando nella grazia della trasformazione [7]

La nuova struttura di governo della Congregazione – che emerge dal lungo discernimento partecipato a cura dal gruppo delle Ricercatrici di vita, prima, e dal Comitato nuove Direzioni oggi – ci appare particolarmente preziosa perché “nessuno mette del vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino fa scoppiare gli otri, ma il vino nuovo va messo in otri nuovi” (Marco 2,22).

Con gli otri nuovi, la nuova struttura di governance, la Congregazione vuole affrontare la necessità di leadership tra i membri consacrati e promuovere il pieno impegno dei partners di missione[8]offrendo un modo per lavorare e pianificare insieme ora, piuttosto che aspettare che le strutture attuali si dimostrino essere non praticabili[9].

L’obiettivo del rafforzamento della leadership tra i membri consacrati per dare continuità al carisma e sostenibilità alla missione, esprime forse anche l’impegno della Congregazione, in un tempo di vera e propria bancarotta spirituale[10], ad andare controcorrente rispetto alla crisi della vita consacrata. Questo stile di vita da sempre ha fatto parte della Chiesa, segnandone storicamente i passaggi essenziali. Basterebbe pensare a quello che hanno significato per la Chiesa e la società:

– i benedettini al tempo delle invasioni barbariche;
– gli ordini mendicanti e S. Francesco nel Medio Evo;
– S. Ignazio e gli ordini clericali ai tempi delle grandi scoperte;
– S. Vincenzo de’ Paoli nel ‘600 per il rinnovamento spirituale della Chiesa e la dedizione ai poveri;
– la fioritura degli Istituti, tra cui anche il nostro, dall’‘800 in avanti.

Anche quando si definiva nei termini di fuga mundi, la vita consacrata era infatti sentita molto concretamente presente e significativa e per questo ha segnato in profondità il cammino del popolo di Dio. Oggi non è più così. E non è un problema solo per la vita consacrata: è la stessa Chiesa che si trova a dover fare i conti con il cambiamento e la secolarizzazione e tutto ciò che ne consegue. Siamo a un punto di svolta nel genere umano, “un momento rispetto al quale il passaggio dal Medioevo ai tempi moderni sembra quasi insignificante”[11]. Con queste parole, già nel 1969, il futuro Papa Benedetto, condivideva la sua visione della crisi della Chiesa in occidente e del futuro che la attendeva: dovrà ripartire più o meno dagli inizi, vivere un nuovo inizio!

Papa Francesco ha condiviso e fatto sua la profezia del predecessore a proposito del futuro della Chiesa in occidente, la cui sopravvivenza sotto i colpi della secolarizzazione galoppante, diceva, dipenderà dalla forza delle minoranze creative. Un po’ come è accaduto nei primi secoli del cristianesimo[12].

«Papa Benedetto è stato un profeta di questa Chiesa del futuro, una Chiesa che diventerà più piccola, che perderà molti privilegi, sarà più umile e autentica e troverà energia per l’essenziale. Sarà una Chiesa più spirituale più povera e meno politica: una Chiesa dei piccoli. Benedetto da vescovo lo aveva detto: prepariamoci a essere una Chiesa più piccola. Questa è una delle sue intuizioni più ricche»[13].

Sappiamo bene che Papa Francesco ama le Chiese dello “zero virgola”: “C’è una grazia nascosta nell’essere una Chiesa piccola, un piccolo gregge” ha detto in Kazakistan. Essa consiste nella percezione di non essere “autosufficiente”, di scoprirsi “mancanti”.

La Chiesa del futuro  prospettata da Papa Benedetto  XVI e da Papa Francesco  – così  come per il futuro della nostra Congregazione descritto dalla Dichiarazione di Direzione – riconosce la propria “non autosufficienza” che impone un “nuovo inizio” aperto a nuove logiche relazionali volte a rafforzare cooperazioni, corresponsabilità, complementarietà e interdipendenze:ricordiamo che lo scopo del Sinodo è far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani”[14].

C’è una convergenza straordinaria tra i cammini avviati nella Congregazione e il cammino del Sinodo: il desiderio di infinito che li connette si traduce in cammini di trasformazione radicale, in processi di liberazione spirituale per illuminare i nostri impegni futuri. Dal nostro “nuovo inizio” …sancito con la costituzione della Regione Europa Sud fioriscano attività creativa e più legami di reciprocità per “rispondere con più urgenza al grido del mondo ferito[15], più co-legati, più spiritualmente liberi. Sarà come uscire di notte per dipingere le stelle[16]:

“non da povertà e miseria, ma da ricchezza e benessere eccedenti;
non dalle nostre carenze, ma dal nostro consumo,
nel quale alla fine consumiamo noi stessi […]
non una liberazione dalla nostra impotenza, ma dal nostro strapotere;
non una liberazione dal nostro dolore, ma dalla nostra apatia”[17].

 


[1] Cfr. Allegato A Processo di Implementazione (attuazione) della nuova governance a cura del Comitato Nuove Direzioni.
[2]Cfr. Allegato A Processo di Implementazione (attuazione) della nuova governance.
[3] Cfr. Allegato A Processo di Implementazione (attuazione) della nuova governance.
[4] Urgenza richiamata nel discorso di apertura del Sinodo per l’Europa del 1999, ma confermata nell’oggi.
[5] Dal poema La strada non presa di Robert Frost (1874-1963) il poeta americano più amato da John Kennedy.
[6] Cfr. Appendice E alla sezione “Team di Leadership Regionale Allargata (RELT).
[7] Cfr. Dichiarazione di Direzione del 31° Capitolo di Congregazione.
[8] Cfr. Dichiarazione di Direzione del 31° Capitolo di Congregazione, sezione A. NUOVA STRUTTURA DI GOVERNANCE, pag. 4.
[9] Ibidem.
[10] Così Thomas Merton, monaco trappista morto nel 1968, illuminava la profonda crisi che l’intero Occidente sta vivendo. La “bancarotta” oggi non riguarda soltanto l’area delle religioni, poiché lo spirituale costituisce un asse etico-antropologico e concerne tutto ciò che trascende l’io e che l’uomo vive come il tendere ad un ideale di autenticità sempre agognato e mai compiutamente toccato.
[11] Dalle conversazioni radiofoniche che il futuro Papa Benedetto aveva svolto nel 1969 sul futuro della Chiesa.
[12] È l’efficace immagine di Padre Antonio Spadaro a proposito della logica dell’annuncio evangelico del Pontefice.
[13] Papa Francesco nella conversazione con i Gesuiti maltesi durante la sua visita a Malta nell’aprile 2022.
[14] Cfr. Documento preparatorio del Sinodo dei Vescovi.
[15] Cfr. 30° Capitolo Generale.
[16] Così scriveva Van Gogh al fratello in un momento particolarmente difficile della sua vita in cui ha dipinto Notte stellata: Ho un terribile bisogno della religione. Allora esco di notte per dipingere le stelle”.
[17] Cfr. Johan B. Metz, Per una spiritualità concreta e responsabile, 2013.
Van Gogh, La notte stellata, 1888